E così anche la terza stagione di Downton Abbey è giunta al termine. E io che qui mi attendevo balli sfrenati e rivoluzioni tout court! Se hai seguito le nuove puntate sai bene quanto questa stagione abbia portato stravolgimenti ben lontani dalle gioiose previsioni. E se di sicuro va riconosciuto al buon Fellowes il coraggio di rischiare, dall’altra parte si continua a parlare di quanto sia difficile modificare la mentalità rurale, in special modo quando si vanno a toccare i saldi principi della vecchia Inghilterra. È dalla prima puntata, da quell’affondamento del Titanic che sconvolse i piani da tempo stabiliti, infatti, che lo show continua a mostrarci l’avanzare irrefrenabile del nuovo e imprevedibile contro l’ottusità della vecchia aristocrazia.
In questa stagione Fellowes calca la mano facendoci venire a patti con disastri finanziari, morti ingiustificate e sessualità manifesta. L’accettazione del diverso e sconosciuto diventa così argomento di discussione e conflitto, sia nei piani alti che in quelli bassi della grande magione. Lord Grantham, Thomas, Lady Edith: nessuno verrà graziato questa volta.
Fortuna che per una narrazione che spinge sempre più sul continuo adattamento a un mondo mutevole e difettoso, c’è sempre una sigla che ricorda la tranquillità delle abitudini e della perfezione. Io la trovo meravigliosa, e tu?